30.11.12

A mano grande como pie abierto como risa


La linea d'ombra, la nebbia che io vedo a me davanti. Per la prima volta nella vita mia mi trovo a saper quello che lascio e a non saper immaginar quello che trovo. Mi offrono un incarico di responsabilità, portare questa nave verso una rotta che nessuno sa. È la mia età a mezz'aria in questa condizione di stabilità precaria. Ipnotizzato dalle pale di un ventilatore sul soffitto mi giro e mi rigiro sul mio letto, mi muovo col passo pesante in questa stanza umida di un porto che non ricordo il nome. Il fondo del caffè confonde il dove e il come e per la prima volta so cos'è la nostalgia la commozione. Nel mio bagaglio panni sporchi di navigazione. Per ogni strappo un porto, per ogni porto in testa una canzone. È dolce stare in mare quando son gli altri a far la direzione, senza preoccupazione, soltanto fare ciò che c'è da fare, e cullati dall'onda notturna sognare, la mamma, il mare... Mi offrono un incarico di responsabilità, mi hanno detto che una nave c'ha bisogno di un comandante, mi hanno detto che la paga è interessante e che il carico è segreto ed importante. Il pensiero della responsabilità si è fatto grosso, è come dover saltare al di là di un fosso che mi divide dai tempi spensierati di un passato che è passato, saltare verso il tempo indefinito dell'essere adulto. Di fronte a me la nebbia mi nasconde la risposta alla mia paura. Cosa sarò? Dove mi condurrà la mia natura? La faccia di mio padre prende forma sullo specchio, lui giovane, io vecchio. Le sue parole che rimbombano dentro al mio orecchio "la vita non è facile, ci vuole sacrificio, un giorno te ne accorgerai e mi dirai se ho ragione, arriva il giorno in cui bisogna prendere una decisione". E adesso è questo giorno di monsone col vento che non ha una direzione, guardando il cielo un senso di oppressione. Ma è la mia età dove si sa come si era e non si sa dove si va, cosa si sarà, che responsabilità si hanno nei confronti degli esseri umani che ti vivono accanto. E attraverso questo vetro vedo il mondo come una scacchiera dove ogni mossa che io faccio può cambiare la partita intera, ed ho paura di essere mangiato ed ho paura pure di mangiare. Mi perdo nelle letture, i libri dello zen ed il vangelo, l'astrologia che mi racconta il cielo. Galleggio alla ricerca di un me stesso con il quale poter dialogare, ma questa linea d'ombra non me la fa incontrare. Mi offrono un incarico di responsabilità. Non so cos'è il coraggio se prendere e mollare tutto se scegliere la fuga od affrontare questa realtà difficile da interpretare ma bella da esplorare, provare a immaginare cosa sarò quando avrò attraversato il mare portato questo carico importante a destinazione, dove sarò al riparo dal prossimo monsone. Mi offrono un incarico di responsabilità. Domani andrò giù al porto e gli dirò che sono pronto a partire. Getterò i bagagli in mare, studierò le carte e aspetterò di sapere per dove si parte, quando si parte. E quando passerà il monsone, dirò: 'levate l'ancora, diritta, avanti tutta, questa è la rotta, questa è la direzione, questa è la decisione.' 

La línea de sombra, la niebla que veo ante mí. Por primera vez en mi vida me encuentro sabiendo lo que dejo sin saber imaginar lo que voy a encontrar. Me ofrecen un puesto de resposabilidad, llevar este barco por una ruta deconocida. Mi edad en el aire en esta situación de estabilidad precaria. Hipnotizado por la aspas de un ventilador de techo, doy vueltas y más vueltas en la cama, me muevo con pasos pesados en este cuarto húmedo de un puerto del que no recuerdo el nombre. La borra del café confunde el dónde y el cómo y por primera vez entiendo qué es la nostalgia, la conmoción. En mi equipaje ropa de navegar sucia. Por cada rasguño un puerto, por cada puerto una canción en la cabeza. Es hermoso estar en el mar cuando son otros los que manejan el timón, sin preocupaciones, hacer únicamente lo que haya que hacer, y acunados por las olas nocturnas soñar, la madre, el mar... Me ofrecen un puesto de responsabilidad, me han dicho que el barco necesita un comandante, me han dicho que el sueldo es interesante y que la mercancía es secreta e importante. La idea de la responsabilidad se hecho grande, es como si tuviera que saltar una zanja que me separa del tiempo despreocupado de un pasado que ya ha pasado, saltar hacia el tiempo indefinido de los adultos. Frente a mí la niebla esconde la respuesta a mi miedo. ¿Qué voy a ser? ¿A dónde me llevará mi naturaleza? La cara de mi padre cobra forma en el espejo, el joven, yo viejo. Sus palabras retumban en mi oído: 'La vida no es fácil, exige sacrificio, un día lo entenderás y me dirás si tengo o no razón, llega el día que es necesario tomar una decisión'. Y ahora es este día de monzón con un viento sin dirección, mirando el cielo algo me oprime. Pero es a mi edad cuando uno sabe cómo era pero no a dónde va, ni lo qué será, o qué responsabilidad se tiene respecto a los seres humanos que viven al lado. Y a través de este vidrio veo el mundo como un tablero de ajedrez en el que cada movimiento que hago puede cambiar la partida entera. Y tengo miedo de ser comido, y tengo miedo incluso de comer. Me pierdo en las lecturas, los libros del zen y el evangelio, la atrología que me explica el cielo. Floto a la deriva en busca de un yo con el que poder dialogar, pero esta línea de sombra no me deja encontrarlo. Me ofrecen un puesto de responsabilidad. No sé qué es el valor, si abandonarlo todo, si emprender la fuga o afrontar esta realidad difícil de interpretar pero hermosa de explorar, tratar de imaginar qué seré cuando haya atravesado el mar y llevado esta mercancía importate a su destino, ¿dónde estaré al abrigo del próximo monzón? Me ofrecen un puesto de responsabilidad. Mañana bajaré al puerto y les diré que estoy listo para zarpar. Lanzaré el equipaje al mar, estudiré las cartas de navegación y esperaré a saber desde dónde partimos, cuándo salimos. Y cuando pase el monzón, diré: 'levad el ancla, a estribor, a toda máquina, esta es la ruta, esta es la dirección, esta es la decisión.'





*Joseph Conrad.
*La linea d'ombra [trad. ugdm]. Lonrezo Jovanotti, 1997.


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